L'ARTE DEL TEATRO

di Clementina Gily Reda

da "Il diritto al gioco"

Palladio editrice

Il    gioco non è una fantasticheria perché l’esercitare dei moduli vincola autore, regista, attore e spettatore, al loro rispetto. Come il design, come la tecnologia, vive nella stretta relazione di astratto e concreto. Il tempo presente della velocità che virtualizza ogni cosa, trasformando tutto in quanti di informazione , trasforma la forma del teatro nello schermo interattivo del videogioco, dove il giocatore entra in scena, come nelle avanguardie, collabora alla costituzione del gioco. Molte, naturalmente, le differenze, vanno esaminate, ma la somiglianza basta ad esibire il territorio nella sua potenziale ricchezza, a rendersi conto del formidabile spunto che esso costituisce per le avventure nel mondo ludico, e non solo. Nei videogiochi di buona qualità, come nel teatro di buona qualità, si compie l’eterno gioco della messinscena su di uno spazio reso artificiosamente stabile con un patto comunicativo, per disegnare senza ancora decidere la mappa di un certo sapere, ed approfondire metodicamente, nella ripetizione, la propria indagine. Tentando le strade della ragione pratica - intendendo con ciò quel practical reasoning, quel ragionare con le mani e con il corpo, quel comunicare misterioso che adoperiamo ogni giorno ma di cui non sappiamo dire le regole; che nel suo insieme disegna la scena di ogni giorno, nella sua enorme complessità, intuita ma non saputa. L’arte del teatro.  Insomma, tutto è nuovo,nisi intellectus ipse.

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